- A che età hai cominciato ad
ascoltare musica e quale è stata la prima musica che hai ascoltato e
per il tramite di chi ?
Quando avevo l’età di circa 15 anni,
mio padre, che era titolare di una ditta di vendita e distribuzione
di generi alimentari sul territorio siciliano, di tanto in tanto
finaziava una radio locale, Radio Marineo Centrale, in cambio di
pubblicità. Mio padre stesso mi invitò ad andare presso la radio
per conoscere le persone che la gestivano. Misi a frequentare la
radio con una certa intensità e lì ebbi modo di conoscere e
ascoltare diverse tipologie di musica. Iniziai ascoltando la musica
dei cantautori italiani quali De Gregori, Cocciante e Battiato, ma
subito dopo grazie ai ragazzi della radio fui iniziato alla musica
rock e hard rock : Pink Floyd, Doors, ACDC, Deep Purple, ecc, ecc…
- Quando e come sei venuto a
conoscenza della musica New Wave ?
A Villafrati abitava un ragazzo più
grande di noi, Salvo Cuccia, che organizzava serate all’aperto. In
una di queste serate vennero proiettati i primi video musicali che
avessimo mai visto. In Inghilterra c’era stata l’esplosione dei
video musicali, ma in Sicilia le novità arrivavano sempre con un
certo ritardo. Quella sera rimanemmo particolarmente colpiti dal
video della canzone “Rio” dei Duran Duran in cui si vedevano
questi musicisti vestiti tutti eleganti. Anche noi su quell’onda
iniziammo a vestirci più eleganti. L’eleganza nel rock per anni
era stata bandita, uscivamo da un periodo di punk e hard rock in cui
i musicisti cercavano di essere più stracciati e trasandati
possibile. Noi rimanemmo affascinati da tutta quella eleganza e ne
seguimmo la scia. Quella sera tra i video proiettati c’erano quelli
di altre band inglesi allora considerate emergenti come gli Spandau
Ballet e i Depeche Mode.
- Quali sono i primi gruppi New Wave
che hai ascoltato ?
Duran Duran, Spandau
Ballet, Simple Minds, Cure, U2, Depeche Mode.
- Che emozioni ti dava l’ascolto
di questa musica ?
Voglia di evadere dalla terra natìa,
il nostro sogno era quella di raggiungere qualche terra anglosassone
quali Inghilterra e Irlanda, un posto dove saremmo stati accettati e
non giudicati per il nostro modo di vestirci o di essere. Già lo
stesso fatto di sentir cantare in Inglese ci faceva sentire come se
fossimo già all’estero, in quei luoghi che fino ad allora avevamo
visto solo in qualche programma televisivo.
- Ci sono state band o brani in
particolare che sono collegati a certi eventi , fasi, o ricordi della
tua vita ?
Ricordo un video dei Bronski Beat
“Smalltown Boy” in cui si vedeva un ragazzo omosessuale partire
in fretta dal suo paese col primo treno per dirigersi in qualunque
altro posto pur di liberarsi dai pregiudizi che lo attanagliavano nel
suo paese natio. Io mi identificavo tanto in quel ragazzo, non di
certo per l’omosessualità, bensì per la sua voglia di scappare da
un paese che non lo comprendeva. Inoltre ricordo un video degli
Smiths in cui si vede un ragazzo scorazzare su una bicicletta. La
bicicletta per noi era un simbolo di libertà, soprattuto in un posto
come la Sicilia dove non esisteva la cultura di spostarsi con la
bicicletta. La bici ci ricordava, Amsterdam, le città olandesi e
inglesi con una forte cultura anglosassone in cui la bicicletta era
il mezzo più importante ancor più delle automobili.
- Chi erano i tuoi gruppi preferiti,
o il gruppo preferito, se ce n’era uno?
Non avevo un gruppo preferito in
particolare, sicuramente i gruppi che ascoltavo di più erano gli U2
i Simple Minds e i Cure.
- Ascoltavi questi gruppi solo per
l’aspetto musicale, o anche per il look e lo stile di vita, c’era
una qualche identificazione nel loro stile ?
Sicuramente non solo per l’aspetto
musicale, ma anche per il loro look e il loro stile di vita. Quando a
18 anni un estate con un gruppo di amici partimmo per Londra, anche
in piena estate, a costo di sudare, restavamo coi nostri spolverini
neri o i nostri impermebili lunghi e gli anfibi, perché per noi era
una sorta di divisa, un uniforme che non potevamo tradire.
- La musica era per te un fatto
individuale o un fatto di branco? O vivevi entrambe le dimensioni?
Ascoltavi la musica anche da solo o soltanto quando eri insieme ai
tuoi amici ?
Ascoltavo quella musica sia quando ero
da solo che quando ero in compagnia. Ovviamente c’era musica che si
prestava meglio all’ascolto condiviso come per esempio “Sunday
Bloody Sunday “ degli U2 in quanto quella era una canzone di
protesta, di indignazione, una sorta di grido comune. D’altro canto
c’era una musica più intimistica, più interiore, più oscura,
come ad esempio i Cure, che potevo anche ascoltare benissimo da
solo, magari anche nelle ore notturne.
- Di cosa parlavate con gli amici
quando ascoltavate questa musica ? Vi sentivate fuori dal mondo,
diversi da tutti gli altri?
Si parlava di sogni e aspirazioni volte
all’evasione, si parlava di come scappare dal posto in cui ci
trovavamo, a volte così capitava che ci mettevamo in viaggio con la
macchina senza una meta, solo per simulare quella sensazione di
viaggio, di evasione che magari sarebbe durata soltanto una notte.
- Chi erano i vostri modelli di
riferimento?
Se c’era un modello di riferimento
quella era sicuramente Bono Vox. Bisogna dire comunque che in quel
periodo gli U2 non erano ancora famosi e non avevano ancora
conosciuto la deriva commerciale che li caratterizzò anni più
tardi. Si poteva assistere ad un concerto degli U2 entrando in un
qualsiasi pub di Dublino.
- Andavi a cercare i dischi nei
negozi o aspettavi che magari qualche amico ti registrava le cassette
? Chi erano i tuoi pusher ?
Non ero il tipo da comprare dischi, mi
facevo registrare le cassette dagli amici. Gli amici esperti che
seguivano le evoluzioni della scena musicale e che compravano i
dischi, erano loro che ci facevano conoscere i gruppi e gli album. A
tal proposito mi ricordo anche situazioni in cui usciva una canzone o
un album ed erano tutti entusiasti, poi quando quella canzone o quel
gruppo facevano successo e venivano ascoltati da molte più persone
allora gli esperti della comitiva, i guru musicali, storcevano il
naso e rinnegavano quel gruppo. Questo successe ad esempio coi Duran
Duran, quando usciì “Rio”, all’inizio erano grandi, poi quando
la canzone ebbe successo improvvisamente i guru dicevano che quella
canzone era uno schifo. Addirittura era talmente importante
l’opinione di tali esperti che alcuni miei amici per non deluderli
facevano finta che gli faceva schifo quella determinata canzone o
band e aspettavano di essere soli per poterli finalmente ascoltare in
tutta serenità.
- La droga, la trasgressione e
l’evasione c’entravano e quanto con la musica che ascoltavate ?
All’inizio poco, ma col tempo la
situazione degenerò e certe droghe cominciarono a circolare e ad
essere consumate. Stavamo entrando in una situazione di malinconia e
depressione, per il fatto che non eravamo contenti di stare nel posto
in cui stavamo, e ormai non ci bastava più qualche fuga ogni tanto,
perché poi dovevamo tornare alla dura realtà, e anche i nostri
doveri scolastici cominciavano a pesarci non poco.
- Hai nostalgia di quel periodo e
perché ? Ti capita ancora di ascoltare quella musica e quanto spesso
?
Si, nonostante i momenti bui che
passammo, ho molta nostalgia di quel periodo e continuo anche ad
ascolatre quella musica, che adesso non è considerata così
trasgressiva come allora. I Cure adesso vengono passati nelle
emittenti Radio più famose.
- Che sonorità preferivi : quelle
più pop e spensierate, o quelle più dark ?
Preferivo quelle più dark, perché
facevano viaggiare di più la mia mente. E’ sempre tutto collegato
all’evasione di cui ti ho parlato.
- Seguivi programmi musicali in TV ?
Quali ?
Il programma che aspettavamo con ansia
e che seguivamo con quasi religiosa attenzione era DJ Television.
Quello era il canale principale da cui attingevamo le nostre
conoscenze in fatto di gruppi e album prodotti. Se un gruppo non
veniva passato su DJ Television praticamente non esisteva. Il video
rappresentava un mezzo nuovo e forte. Perché attraverso il video
veniva plasmato tutto il nostro immaginario in fatto di look,
colori, abbigliamento, atteggiamento, trucco, capigliature e
quant’altro. Il video era la quasi totalità del nostro vissuto
musicale.
****Intervista eseguita da Ezio Spataro presso Asolo (TV)****