6 giugno 2012

La prima ode Sanicolense














Gaio Valerio Fasullo nacque a Makella nel 237 a.c. Apparteneva ad una famiglia agiata e ben nota: stando a quanto dice Svetonio ospitò in casa propria Filippo Scariano della Comare e Antonello della Provenza al tempo del loro proconsolato a Makella. Trasferitosi a Mediolanum si suppone intorno al 207 a.C., cominciò a frequentare ambienti politici, intellettuali e mondani, conobbe personaggi influenti e conosciuti dell'epoca, come Quinto Ortensio Ardicula, Gaio Formigone e Cornelio Nepote Acquisito. Durante il suo soggiorno a Mediolanum ebbe una relazione travagliata con la sorella del tribuno Matello, tale Sabella soprannominata nei carmi con lo pseudonimo di "Sabellina". Fasullo non partecipò mai attivamente alla vita politica, anzi voleva fare della sua poesia un ludus fra amici, fra compari, una poesia leggera e lontana dagli ideali politici tanto osannati dai letterati del tempo (a riguardo si veda il carme: "Nil nimium studeo, Francum , tibi velle placere / nec scire utrum sis albus an ater homo" "Non mi interessa affatto piacerti, Franco, né sapere se tu sia bianco o nero").
Il notevole estro poetico del Fasullo lo si può apprezzare nelle Odi Sanicolensi, scritte tra il 190 e il 185 a.c, in cui viene messa in scena un parodia della vita politica e sociale dell'urbe makelliana durante il quinquennio della tirannide Ribaudiana. La traduzione delle odi dal latino all'italiano risale agli albori del Novecento, dopo circa duemila anni di silenzio, ad opera di un traduttore "anonimo" di firma autenticamente anonima, conosciuto con gli pseudonimi del "Weblogghista" , del " Provopuscolare".


La tirannide Ribauduana

Oh Assessor della Cultura
portator della paura
a sentir tua propaganda
mi cacai nella mutanda

or che leggo il Bollettino
cado tosto nell'imbuto
che mi sento un gocciolino
qui nel mar Trinaricciuto

Nunziator dell'imparziale
la mia penna verga il vero
io sorveglio all'inguinale
municipio e ministero

lecco il cono e pur la cialda
se il gelato è tosto bello
che il parlar del Manocalda
mi tenette a buon martello

Chi di Fedro il favolante
di sperienza fu più aduso
rinfocilli qual pagante
di pecunia il pio Mancuso

che a seguir la canoscenza
fummo fatti a buon virtute
lui di Fedro e la sua scienza
disse massime più astute

Scrive tosto il Pè Perrone
nel suo articolo pacchiano
che alla guisa del torrone
gliela fece il Ribaudiano

Sempre bacio la santina
quando leggo a San Taormina
che nel giorno del Signore
prega sempre con fervore

tien gli anonimi commenti
nel suo blog di sane menti
e ti prende allor per pazzo
se gli rompi ancora il ....

Or mi calo il forte elmo
alla guisa del Guglielmo
la mia spada è già incrociata
sul compar della brigata

scaglio il tuono insieme al lampo
mieto vittime nel campo
la mattina in Redazione
faccio guerra e informazione

(Ezio Spataro)