Gaio Valerio Fasullo nacque a Makella nel 237 a.c. Apparteneva ad una famiglia agiata e ben nota: stando a quanto dice Svetonio ospitò in casa propria Filippo Scariano della Comare e Antonello della Provenza al tempo del loro proconsolato a Makella. Trasferitosi a Mediolanum si suppone intorno al 207 a.C., cominciò a frequentare ambienti politici, intellettuali e mondani, conobbe personaggi influenti e conosciuti dell'epoca, come Quinto Ortensio Ardicula, Gaio Formigone e Cornelio Nepote Acquisito. Durante il suo soggiorno a Mediolanum ebbe una relazione travagliata con la sorella del tribuno Matello, tale Sabella soprannominata nei carmi con lo pseudonimo di "Sabellina". Fasullo non partecipò mai attivamente alla vita politica, anzi voleva fare della sua poesia un ludus fra amici, fra compari, una poesia leggera e lontana dagli ideali politici tanto osannati dai letterati del tempo (a riguardo si veda il carme: "Nil nimium studeo, Francum , tibi velle placere / nec scire utrum sis albus an ater homo" "Non mi interessa affatto piacerti, Franco, né sapere se tu sia bianco o nero").
Il notevole estro poetico del Fasullo lo si può apprezzare nelle Odi Sanicolensi, scritte tra il 190 e il 185 a.c, in cui viene messa in scena un parodia della vita politica e sociale dell'urbe makelliana durante il quinquennio della tirannide Ribaudiana. La traduzione delle odi dal latino all'italiano risale agli albori del Novecento, dopo circa duemila anni di silenzio, ad opera di un traduttore "anonimo" di firma autenticamente anonima, conosciuto con gli pseudonimi del "Weblogghista" , del " Provopuscolare".
La tirannide Ribauduana
Oh Assessor
della Cultura
portator
della paura
a
sentir tua propaganda
mi cacai
nella mutanda
or che
leggo il Bollettino
cado
tosto nell'imbuto
che mi
sento un gocciolino
qui nel
mar Trinaricciuto
Nunziator
dell'imparziale
la mia
penna verga il vero
io
sorveglio all'inguinale
municipio
e ministero
lecco il
cono e pur la cialda
se il
gelato è tosto bello
che il parlar del Manocalda
mi
tenette a buon martello
Chi di
Fedro il favolante
di
sperienza fu più aduso
rinfocilli qual pagante
di pecunia il pio Mancuso
che a
seguir la canoscenza
fummo
fatti a buon virtute
lui di
Fedro e la sua scienza
disse massime
più astute
Scrive
tosto il Pè Perrone
nel suo
articolo pacchiano
che alla
guisa del torrone
gliela
fece il Ribaudiano
Sempre
bacio la santina
quando
leggo a San Taormina
che nel
giorno del Signore
prega
sempre con fervore
tien gli
anonimi commenti
nel suo
blog di sane menti
e ti
prende allor per pazzo
se gli
rompi ancora il ....
Or mi
calo il forte elmo
alla
guisa del Guglielmo
la mia
spada è già incrociata
sul
compar della brigata
scaglio
il tuono insieme al lampo
mieto
vittime nel campo
la
mattina in Redazione
faccio guerra e informazione
(Ezio Spataro)