16 giugno 2012

La Seconda Ode Sanicolense


















La battaglia per il teatrino

Or che il cuor lo sento altèro
canto un ode al triste fato
che si volse al menzognero
tal che son da lui gabbato

Dacchè venne il ManoCalda
il mio cor più non si scalda
io lo sento ancor più freddo
del vetusto e caro aceddo

Sicchè spero al rio futuro
al buon sindaco venturo
che si chiami al nome Ciro
e sia lindo il suo respiro

che se approda all'urbe scranno
dè venir quel giubilare
sarea sì il venturo anno
se si porta all'urbe altare

Che se ascende Ciro il Bello
si concede a me il Castello
giacchè aspiro al fortilizio
pei miei pupi e per lo sfizio

non bastommi un aula sola
giacchè il cor non si consola
li mei pupi come falchi
den volar negli ampi palchi

lo meo pubblico in affanno
dè lottar pei bigliettini
nella bolgia di uno scanno
per seder sui seggiolini.

Colpirò di mal ventura
l'assessor della cultura
che a chiamarlo il bolscevico
gliene importa il secco fico

la cui pampina si estesa
coprì pur lo nostro uccello
nella solidal pretesa
che ripugna il reo coltello

nella gomma fu infilzato
alla guisa di un pugnale
che sprecammo ancora fiato
nel discorso solidale.

(Ezio Spataro)