La battaglia per il teatrino
Or che il
cuor lo sento altèro
canto un
ode al triste fato
che si
volse al menzognero
tal che son da lui gabbato
Dacchè
venne il ManoCalda
il mio
cor più non si scalda
io lo
sento ancor più freddo
del
vetusto e caro aceddo
Sicchè
spero al rio futuro
al buon
sindaco venturo
che si
chiami al nome Ciro
e sia
lindo il suo respiro
che se
approda all'urbe scranno
dè venir
quel giubilare
sarea sì
il venturo anno
se si
porta all'urbe altare
Che se
ascende Ciro il Bello
si
concede a me il Castello
giacchè
aspiro al fortilizio
pei miei
pupi e per lo sfizio
non
bastommi un aula sola
giacchè
il cor non si consola
li mei
pupi come falchi
den volar
negli ampi palchi
lo meo
pubblico in affanno
dè lottar
pei bigliettini
nella
bolgia di uno scanno
per seder
sui seggiolini.
Colpirò
di mal ventura
l'assessor
della cultura
che a
chiamarlo il bolscevico
gliene
importa il secco fico
la cui
pampina si estesa
coprì pur
lo nostro uccello
nella
solidal pretesa
che
ripugna il reo coltello
nella
gomma fu infilzato
alla
guisa di un pugnale
che
sprecammo ancora fiato
nel
discorso solidale.
(Ezio Spataro)