13 settembre 2017

Intervista a Franco Butera


- A che età hai cominciato ad ascoltare musica e quale è stata la prima musica che hai ascoltato e per il tramite di chi ?

Quando avevo l’età di circa 15 anni, mio padre, che era titolare di una ditta di vendita e distribuzione di generi alimentari sul territorio siciliano, di tanto in tanto finaziava una radio locale, Radio Marineo Centrale, in cambio di pubblicità. Mio padre stesso mi invitò ad andare presso la radio per conoscere le persone che la gestivano. Misi a frequentare la radio con una certa intensità e lì ebbi modo di conoscere e ascoltare diverse tipologie di musica. Iniziai ascoltando la musica dei cantautori italiani quali De Gregori, Cocciante e Battiato, ma subito dopo grazie ai ragazzi della radio fui iniziato alla musica rock e hard rock : Pink Floyd, Doors, ACDC, Deep Purple, ecc, ecc…

- Quando e come sei venuto a conoscenza della musica New Wave ? 

A Villafrati abitava un ragazzo più grande di noi, Salvo Cuccia, che organizzava serate all’aperto. In una di queste serate vennero proiettati i primi video musicali che avessimo mai visto. In Inghilterra c’era stata l’esplosione dei video musicali, ma in Sicilia le novità arrivavano sempre con un certo ritardo. Quella sera rimanemmo particolarmente colpiti dal video della canzone “Rio” dei Duran Duran in cui si vedevano questi musicisti vestiti tutti eleganti. Anche noi su quell’onda iniziammo a vestirci più eleganti. L’eleganza nel rock per anni era stata bandita, uscivamo da un periodo di punk e hard rock in cui i musicisti cercavano di essere più stracciati e trasandati possibile. Noi rimanemmo affascinati da tutta quella eleganza e ne seguimmo la scia. Quella sera tra i video proiettati c’erano quelli di altre band inglesi allora considerate emergenti come gli Spandau Ballet e i Depeche Mode.

- Quali sono i primi gruppi New Wave che hai ascoltato ?

Duran Duran, Spandau Ballet, Simple Minds, Cure, U2, Depeche Mode.

- Che emozioni ti dava l’ascolto di questa musica ?

Voglia di evadere dalla terra natìa, il nostro sogno era quella di raggiungere qualche terra anglosassone quali Inghilterra e Irlanda, un posto dove saremmo stati accettati e non giudicati per il nostro modo di vestirci o di essere. Già lo stesso fatto di sentir cantare in Inglese ci faceva sentire come se fossimo già all’estero, in quei luoghi che fino ad allora avevamo visto solo in qualche programma televisivo.

- Ci sono state band o brani in particolare che sono collegati a certi eventi , fasi, o ricordi della tua vita ?

Ricordo un video dei Bronski Beat “Smalltown Boy” in cui si vedeva un ragazzo omosessuale partire in fretta dal suo paese col primo treno per dirigersi in qualunque altro posto pur di liberarsi dai pregiudizi che lo attanagliavano nel suo paese natio. Io mi identificavo tanto in quel ragazzo, non di certo per l’omosessualità, bensì per la sua voglia di scappare da un paese che non lo comprendeva. Inoltre ricordo un video degli Smiths in cui si vede un ragazzo scorazzare su una bicicletta. La bicicletta per noi era un simbolo di libertà, soprattuto in un posto come la Sicilia dove non esisteva la cultura di spostarsi con la bicicletta. La bici ci ricordava, Amsterdam, le città olandesi e inglesi con una forte cultura anglosassone in cui la bicicletta era il mezzo più importante ancor più delle automobili.

- Chi erano i tuoi gruppi preferiti, o il gruppo preferito, se ce n’era uno?

Non avevo un gruppo preferito in particolare, sicuramente i gruppi che ascoltavo di più erano gli U2 i Simple Minds e i Cure.

- Ascoltavi questi gruppi solo per l’aspetto musicale, o anche per il look e lo stile di vita, c’era una qualche identificazione nel loro stile ?
Sicuramente non solo per l’aspetto musicale, ma anche per il loro look e il loro stile di vita. Quando a 18 anni un estate con un gruppo di amici partimmo per Londra, anche in piena estate, a costo di sudare, restavamo coi nostri spolverini neri o i nostri impermebili lunghi e gli anfibi, perché per noi era una sorta di divisa, un uniforme che non potevamo tradire.

- La musica era per te un fatto individuale o un fatto di branco? O vivevi entrambe le dimensioni? Ascoltavi la musica anche da solo o soltanto quando eri insieme ai tuoi amici ?

Ascoltavo quella musica sia quando ero da solo che quando ero in compagnia. Ovviamente c’era musica che si prestava meglio all’ascolto condiviso come per esempio “Sunday Bloody Sunday “ degli U2 in quanto quella era una canzone di protesta, di indignazione, una sorta di grido comune. D’altro canto c’era una musica più intimistica, più interiore, più oscura, come ad esempio i Cure, che potevo anche ascoltare benissimo da solo, magari anche nelle ore notturne.

- Di cosa parlavate con gli amici quando ascoltavate questa musica ? Vi sentivate fuori dal mondo, diversi da tutti gli altri?

Si parlava di sogni e aspirazioni volte all’evasione, si parlava di come scappare dal posto in cui ci trovavamo, a volte così capitava che ci mettevamo in viaggio con la macchina senza una meta, solo per simulare quella sensazione di viaggio, di evasione che magari sarebbe durata soltanto una notte.

- Chi erano i vostri modelli di riferimento?

Se c’era un modello di riferimento quella era sicuramente Bono Vox. Bisogna dire comunque che in quel periodo gli U2 non erano ancora famosi e non avevano ancora conosciuto la deriva commerciale che li caratterizzò anni più tardi. Si poteva assistere ad un concerto degli U2 entrando in un qualsiasi pub di Dublino.

- Andavi a cercare i dischi nei negozi o aspettavi che magari qualche amico ti registrava le cassette ? Chi erano i tuoi pusher ?

Non ero il tipo da comprare dischi, mi facevo registrare le cassette dagli amici. Gli amici esperti che seguivano le evoluzioni della scena musicale e che compravano i dischi, erano loro che ci facevano conoscere i gruppi e gli album. A tal proposito mi ricordo anche situazioni in cui usciva una canzone o un album ed erano tutti entusiasti, poi quando quella canzone o quel gruppo facevano successo e venivano ascoltati da molte più persone allora gli esperti della comitiva, i guru musicali, storcevano il naso e rinnegavano quel gruppo. Questo successe ad esempio coi Duran Duran, quando usciì “Rio”, all’inizio erano grandi, poi quando la canzone ebbe successo improvvisamente i guru dicevano che quella canzone era uno schifo. Addirittura era talmente importante l’opinione di tali esperti che alcuni miei amici per non deluderli facevano finta che gli faceva schifo quella determinata canzone o band e aspettavano di essere soli per poterli finalmente ascoltare in tutta serenità.

- La droga, la trasgressione e l’evasione c’entravano e quanto con la musica che ascoltavate ?

All’inizio poco, ma col tempo la situazione degenerò e certe droghe cominciarono a circolare e ad essere consumate. Stavamo entrando in una situazione di malinconia e depressione, per il fatto che non eravamo contenti di stare nel posto in cui stavamo, e ormai non ci bastava più qualche fuga ogni tanto, perché poi dovevamo tornare alla dura realtà, e anche i nostri doveri scolastici cominciavano a pesarci non poco.

- Hai nostalgia di quel periodo e perché ? Ti capita ancora di ascoltare quella musica e quanto spesso ?

Si, nonostante i momenti bui che passammo, ho molta nostalgia di quel periodo e continuo anche ad ascolatre quella musica, che adesso non è considerata così trasgressiva come allora. I Cure adesso vengono passati nelle emittenti Radio più famose.

- Che sonorità preferivi : quelle più pop e spensierate, o quelle più dark ?

Preferivo quelle più dark, perché facevano viaggiare di più la mia mente. E’ sempre tutto collegato all’evasione di cui ti ho parlato.

- Seguivi programmi musicali in TV ? Quali ?

Il programma che aspettavamo con ansia e che seguivamo con quasi religiosa attenzione era DJ Television. Quello era il canale principale da cui attingevamo le nostre conoscenze in fatto di gruppi e album prodotti. Se un gruppo non veniva passato su DJ Television praticamente non esisteva. Il video rappresentava un mezzo nuovo e forte. Perché attraverso il video veniva plasmato tutto il nostro immaginario in fatto di look, colori, abbigliamento, atteggiamento, trucco, capigliature e quant’altro. Il video era la quasi totalità del nostro vissuto musicale.

****Intervista eseguita da Ezio Spataro presso Asolo (TV)****