13 marzo 2012

In Val Biandino

La montagna come metafora del dolore

Ignare le gambe
di ciò che l'attende
la dura salita
l'ingenuo dolore

Tra ciuffi di krocus
e rocce possenti
prosegue il mio passo
sui monti silenti

un guado mi attende
nel fresco torrente
le gelide acque
le nevi cadenti

aumenta la voce
del loro scrosciare
si infrangono spume
che cercano il mare

percorro sentieri
lontani dal mondo
adesso ogni passo
lo sento nel sangue

le auto inquinanti
con quei scappamenti
non spargono il fumo
su questa mia mente

non sento il rumore
del mondo arrogante
che segue l'umore
del vento cangiante

io sento le gambe
le loro andature
lo strano contrarsi
di muscolature

... e faccio fatica
in questa natura
mi appare nemica,
di me non si cura !

Mi vuole più forte
mi tempra al crogiuolo
prepara alla vita
l'ignaro figliuolo !

(Ezio Spataro)