Figli di Sodoma
viventi all'Accamora
germogli
di un umanità
gozzovigliante
tronco di
Iesse
tramutato in tronzo
di malafiura
uomini che si inculano
ignari
del tuono imminente,
del
fulmine a ciel sereno
Fottono e
lasciano fottere
tirano a
campare
mors tua
vita loro
homo
homini lupus
rosa
rosae rosae
e se son
rose pungeranno !
Uomini di
Sodoma
viventi all'Accamora
città di
paraculi
dove
l'impatto è imminente
negli orifizi
dove legioni di Meskin
accattano un chilo di arance
per
lenire il pianto
Cercano
di far paura
con un
liccasapuni
ma hanno
il mitra
pronti a
sparare
col
silenziatore
del
"do ut des" istituzionale
A Sodoma
si plasmano
vitelli
d'oro,
con la
presa di ventuno dita
si
grigliano le stigliole
canali dove fluivano le
vergogne
di passate (di)gestioni
di passate (di)gestioni
quando si
defecavano
i posti
comu(a)nali
Nel
giardino dei giusti
condotti
da tre angeli
a rischio
inculamento
dieci Meskin
riposano
all'ombra
delle palme
al ronzìo
dei punteruoli
venuti
all'Accamora
come
piaga d'Egitto
ormai in pensione,
ormai in pensione,
scassa-palme
anarghiri
allevati sotto i Portici della mistificazione
falsi profeti
del celeste e santo amore.
del celeste e santo amore.
(Ezio Spataro)