Cave
canem,
nella
cava abbandonata del paese
i cani
abbaiano malinconici
cercano
rifiuti notturni
scorie
urbane differenziate
ossa di
fantasmi
lembi di
carne da staccare
con denti
sempre più malati
morso
dopo morso
fame dopo
fame
Cave
canem,
sono cani
rabbiosi
profeti
visionari
esiliati
nella Patmos
dell'ecosistema
insostenibile
allevati
nei macelli della mistificazione
dove a
suon di brogli e museruole
si
serrano i musi dei rivali
annusatori
di femmine
Cave
canem,
è il
fiuto della propaganda
che ci
cava le ossa da spolpare
rabbia
canina
profusa
in testicoli ancora integri
pensiero
sterilizzatore
di una
realtà che abbaia
ma non
morde
Cave
canem,
è dietro le botteghe
che i
macellai scartano frattaglie
attirando le vedove e le vespe allegre
ronzio di
carismatici in festa
fiori
all'occhiello
di raduni
pentecostali
mentre la
carne si consuma
e diventa
un pasto raro
piatto
d'oro dei tempi d'oro
quando i
veterani
dell'accademia
ambrosiana
col crastagnello
festeggiavano
il dies accademicus.
(Ezio Spataro)