8 agosto 2020

Riflessioni di agosto


Qui in questa terra che il sole riscalda sorseggio un bicchiere di vino sulla via dell'aceto. Sul cielo scie di nuvole che sembrano lasciate da un aereo, ma qui non passano aerei, su questi cieli transitano solo passeri famelici e gazze gracchianti che spizzuliano i fichi più maturi. Guardo avanti dove un tempo sorgevano i filari di una vigna, ricordo quel vino che veniva fuori da quelle uve, usando eufemismi lo chiamavamo ambrato, invece aveva il colore del fango, di questa terra cretosa da scarpe ncritate. Erano uve colpite dall'umido, dal tipico rento di queste zone e il vino era più pesante di un macigno, dopo tre mesi era già aceto. Delle mosche assatanate girano attorno al mio ginocchio e dietro le gambe sento quel prurito tipico che ti procurano nugoli di moscerini portati dallo scirocco . Qui a fianco un fico lasciato a stesso, forse non potato da anni è puntellato di microscopici fichi che potrebbero essere usati come proiettili, duri come pietra. Qui vige la legge del sole, e ogni zolla di terra ne assorbe quantità impressionanti, le osservo mentre mi arriva il puzzo delle ascelle sudate, mischiato a quello delle zolle sembra un profumo di zolfo, di un nuovo pianeta zeppo di vulcani. Alla mia destra un canneto che svetta verso gli ultimi raggi di sole, rifugio di uccelli insettivori che qui da queste parti chiamiamo "ccicchiteddi". Sono uccellini piccolissimi, dai movimenti agili e fulminei. Sto sudando, mentre delle formiche lavoratrici si avventato sul mio bicchiere dove è rimasta una funnurigghia di vino, qualcuna non so come è riuscita a raggiungere il mio petto tra selve di peluria e rigagnoli di sudore. E in un estasi estiva sento esalazioni arrivare da lontano, un profumo di ristucce bruciate.

(Ezio Spataro)