24 gennaio 2020

Nel girone dei punteruoli



Questo componimento segue la stessa metrica dei canti della Divina Commedia di Dante (rime alternate con incipit di nuova rima ogni tre rime)


Onofrio or studiando Anassagora
scopriam che il principio primo
sta nell'antica planta di mandragora.

Ah se avessimo piantato menta o timo
forse staremmo ancor bene,
allor facciam che tu scavi e io concimo.

A imitazione dei filosofi d'Atene
non abbiam lena di uccider punteruoli
ne di svuotar le damigiane d'etilene,

ma ancor non ti capaciti e consoli
al pensier della rinata palma.
Ti appresti a lasciar li vecchi moli

non ti rassegni all'apparente calma
nella tua cerca di riesumati consulenti,
non credi a un loro miglior karma

ancora pecchi e non ti penti
di pensar a quella mano che riscalda.
Rinuncia per sempre ai vecchi intenti

la cultura nel futuro ancor ritarda
come quel premio alla poesia
che a tanti poeti valse la mafalda.

Dai Onofrio che vuoi che sia
se non la ricomparsa di antiche stupidaggini
non spargiam veleno o malattia

come ambulanti che spaccian per borraggini
le mandragore raccolte nell'Ogliastro
nelle campagne di limitrofe propaggini.

Tu che della notizia sei il mastro
cantaci l'amore del presepe vivente
non temer per il finanziario disastro

che non c'è anargiro consulente
che può ridurti il viso mesto
sii felice e ancor gaudente

che non c'è imposta ne dissesto
che può guastar lo nostro umore
su Onofrio il meglio arriva presto

non indugiar su parlaci d'amore

(Ezio Spataro)

23 gennaio 2020

Pensavo di far prima



Ho asfaltato la realtà
con il manto delle distrazioni
ho appaltato i miei vuoti
alle multinazionali del capriccio
nei cantieri dell'esistenza
imprenditori mercenari
studiano le abitudini

Non pianto alberi
ma compro bonsai 
innestati sui miei desideri
non irrigo la terra
acquisto zolle già bagnate
con l'acqua del tutto e subito

Dormienti nei magazzini
si risvegliano oggetti
pacchi si riempiono
per riempire vuoti
non soffrono i desideri
nell'imperfezione di ciò che si ha

Non c'è battaglia
ne sangue sparso
non c'è conquista
in un mondo veloce
in cui tutto si acquista,
vorrei dissotterrare
gli antichi sentieri
dove scorreva il tempo
e non i corrieri

(Ezio Spataro)


21 gennaio 2020

Mandragora e Borragine



Salivo dal bivio di Bolognetta
confidente di quelle curve sinuose
che percorrevo da bambino,
sui bordi delle strade
ciuffi di mandragora e borragine
fanno pregustare un piatto vruduso
che proietta nell'aldilà

Non ho ancora gettato alle ortiche
il mio passato da chierico 
spolveratore di vare,
voglio ancora credere in quel Dio
che muove le stelle verso le stalle
in questi tempi dove la cicoria di Erode
viene barattata con l'incenso dei magi,
ogni giorno alleno le ginocchia
a fare una scinnuta di la vara
e uscire da questa coltre di ardicula

Da Punta Raisi a Marineo
un accompagnatore anargiro
mi aiuta come Virgilio
a scendere negli abissi infernali
indicandomi venditori ambulanti
dalle anime avvelenate,
le tre fiere che i forestali
avevano liberato 
sulla selva oscura di Ficuzza

Facciamo il giro lungo
per risalir le pendici del Busambra
ci tocca passare per quei gironi
delle diverse specie umane
che vivono nei bei paeselli
come quelle orde di forestali
centauri e centunisti
che in vita bruciarono il reddito
e adesso per contrappasso
vedono avvilupparsi l'ardicula
sui loro corpi

oh Farinata degli Uberti 
che in vita tua conoscesti
impiegati a tempo perso 
ed impiegati più esperti
e ancor mi chiedi 
chi fur li maggior tui
ricordami tu chi ero
e cosa un tempo fui
affinchè nell'attuale dabbenaggine
io possa discernere
la mandragora dalla borraggine

Oh Cavalcante dei Cavalcanti
che in vita tua
mettesti le mani avanti
aiutami a non far la fine del Benanti
che da imitatore di Pier delle Vigne
fini per raccogliere
dall'albero le cadute pigne
chè a servir l'imperatore
è cosa che non dura
ancor meno che ingerir
l'errata verzura

(Ezio Spataro)

6 gennaio 2020

Presepe morente



Ho aspettato i magi
in una grotta che non c'è
una sapienza venuta da lontano
ad azzerare il pregiudizio 

Ho intravisto pastori incazzati
aspettavano il rinnovo del contratto
con i loro armenti,
pecore da latte con minne 
sempre più sucate
e senza erba da mangiare

Accoppata da Erode la mia stella
non sa più dove brillare
col fiato sul collo di questo mondo
ho cercato il fiato leggero
del bue e dell'asinello

Non ho oro ne incenso ne mirra
mi accontento della birra,
quella artigianale a km zero 
che si beve con lo sconto di The Fork

Mi dirigo verso culle di bambini
messi al mondo per sport
da genitori che vivono per il lavoro e per le ferie,
bambini sempre più soli e al freddo
dove non servono stragi di innocenti

Non vedo sognatori 
addormentati sui cigli delle strade, 
vedo barboni depressi 
bere birra scadente 
all'ingresso dei negozi

Non vedo donne che sorridono intente alla filanda, 
vedo articoli di abbigliamento 
acquistati su amazon nei ritagli di tempo, 
il suonatore di piffero al centro commerciale

Vedo artigiani intenti alla fatica 
nelle loro grotte da nababbi 
fare lavori senza fattura.

Vedo lavoratori invisibili 
cercare raccomandazioni per entrare nel presepe,
vedo esattori delle tasse come ai tempi di Erode, 
vedo nuove imposte per ogni pecora abusiva.

(Ezio Spataro)