28 ottobre 2018

Nasciri, campari e moriri




Qualche anno fa quando sfottevo Ciro Spataro per il suo libro su Garibaldi a Marineo, lui come risposta mi regalò una copia del libro. Per ricambiare ad un gesto cosi nobile presi un malloppetto di poesie che avevo stampato a computer e glielo portai a casa come regalo. In questo malloppetto c'era anche questa poesia che ora gli sto dedicando. Dopo qualche anno, una sera che stavo tornando a casa con la metropolitana sento squillare il cellulare, rispondo e sento la voce di Ciro Spataro. Lui in quel periodo era assessore alla cultura e si stava prodigando di contattare personalmente tutti i poeti di Marineo per raccogliere le poesie da presentare al Simposio dei poeti marinesi. Allora mi parlò di questa poesia che avevo scritto nel 2009, e ricordo che me la recitò al telefono mentre scendevo gli scalini della turbolenta e frenetica metropolitana. Per un attimo mi sono sentito catapultato sotto la rocca di Marineo, mi sentivo quasi bagnato dalle acque dell'Eleuterio. Per un attimo mi ha fatto risentire Marinese nonostante l'odio e amore che mi ha sempre legato a questo paese. E' per questo che oggi voglio dedicare questi versi a lui che è sempre stato amante e cultore della poesia, nonché ideatore del nostro premio di poesia.
A prescindere dai nostri orientamenti politici molto diversi, nella sua voce ho trovato umanità e calore. Per me prima c'è l'anima dell'uomo, poi il politico!



Nasciri, campari e moriri


C'è na sula manera di nasciri:
la forza di na matri ca spremi li visciri
e duna a la luci na vita di crisciri
ca d'amuri e sacrificiu sapi pasciri

Ci sunnu du maneri di campari:
cu cerca l'amuri e trova cosi amari
e cu già stancu un cerca nenti
ca nuddu parra e tutti su cuntenti

Ci sunnu du maneri di moriri:
cu pensa di ngrussari la cinniri
e cu raccumannatu a lu Signuri
s'addisia li frutti di l'amuri

Foddi lu primu? Foddi lu secunnu?
Ma pi tutti dui lu munnu è tunnu
foddi cu cridi, foddi cu nun cridi
ognunu si teni e s'aggrappa a la so fidi

(Ezio Spataro - 2009)


27 ottobre 2018

Soli

Io mio padre e la scimmia del circo

















Soli ascoltiamo i nostri silenzi
viziamo i nostri dolori
col pedigree della falsa speranza
portiamo a spasso le nostre paure
pisciando sotto gli alberi della nostra esistenza


Soli come cani macilenti
abbaiamo nei parchi ovattati
annusiamo foglie marce di ottobre
eterni incompresi cerchiamo la cagna ideale
con platonica oltranza ci affidiamo all'idea


Soli parliamo ad ascoltatori assenti
scriviamo poesie incomprensibili
nell'attesa che i posteri ci scrivano un libro
estemporanei viviamo schizzi di giornate
con pennelli e colori scroccati un po' ovunque


Soli annusiamo il terreno
per riconoscere presenze assenti
affetti distrutti o perduti
soli ci trasciniamo nei giardini dell'infanzia
per guardare i vecchi leoni ruggire


Soli smangiucchiamo noccioline cadute per terra
lo scaccio che un tempo papà ci comprava
il gelato promesso come la terra
quel gelato caduto per terra
che un tempo ci colava sulla mano


(Ezio Spataro)

17 ottobre 2018

Eurodisco



Eurodisco
io impazzisco
io mi sento cavaliere
la tua gloria anni ottanta
è un galoppo di tastiere

il tuo canto in playback
l'elettronico remake


Eurodisco
io impazzisco

io mi sento il tuo alfiere
la mia infanzia rediviva

ripercorre il canzoniere
si delizia con assaggi
di sintetici passaggi


Eurodisco
ti proibisco
di restare impolverata
per di più dimenticata
nella teca sprofondata

vieni fuori e canta ancora
dal tuo vaso di Pandora


Eurodisco
io impazzisco
a sentire le tue note
sprigionate dal vinile
si dileguano le rughe
che minacciano le gote

(Ezio Spataro)

15 ottobre 2018

Asfalto



Non c'è vendemmia che possa inebriarmi
in questo asfalto di città
tutto è asservito ad un veloce presente
che spazza le foglie
senza dargli il tempo di cadere
lentamente sul terreno

Non c'è terreno
ma solo asfalto di città
il germoglio non esplode
gli alberi non arrivano a crescere
il tempo non mette radici
e la memoria resiste soltanto
nelle remote linfe della mia mente

Non ci sono stagioni
in questo asfalto di città
l'orizzonte ha sempre lo stesso colore
non ci sono feste o ricorrenze
ma date di scadenza minacciose
riguardo a un illusorio futuro

Non c'è anima 
in questo asfalto di città
il tempo è un susseguirsi di eventi
e tra l'uno e l'altro
alberga solo il vuoto

Ed ora tra le bancarelle di uno street food
mangio per strada
prodotti genuini
figli di un atavica terra
che oggi celebriamo
come i Penati di una nuova era

Noi che come Enea
abbandonammo la città distrutta
piantiamo le tende
nell'Interland della megalopoli
respiriamo il tanfo di letame
proveniente dalle pianure attorno
abbrustoliamo castagne e salamelle
come incenso da offrire
nei templi delle Bio-Divinità

(Ezio Spataro)

10 ottobre 2018

Il processo Sanicola


















E' tempo di vendere villa e barca a vela
è tempo di affrontare la querela
puoi vender financo la nuda proprietà
in attesa di raggiunger l'aldilà

Piccioli, pecunia, moneta sonante
si sente scivolare dal tuo conto
mentre subisci il triste scherzo
di chi a suo vantaggio non paga il sesterzo

Cresce  nel tuo ventre la bile
ti senti braccato da Sparafucile
fu Rigoletto a dargli licenza
di notificarti ogni vertenza

Per essere un vastasu in stato di ebbrezza 
la tua schiena non si curva ne si spezza
invano i cattolici di famiglia cristiana
ti stilizzaron con la mezza damigiana

Un fumettista venne assoldato
per farti sembrare un web-alcolizzato
eri li con le mani alla tastiera
con dietro la bottiglia di barbera

Il degno compagno di Sparafucile
fece lo sfoggio di arte e di stile
oltre al fumetto li a beffeggiarti
vollero persino querelarti

Col tuo viso bendato a guisa di bandito
vergavano pure l'articolo forbito
che bisogna avvicinare davvero la lanterna
per capire che si tratta di correzione fraterna

Chiudo questo scritto con l'ultima quartina
chiamando a testimoni Benanti e Taormina
esprimo un desiderio davanti a costoro
nel prossimo fumetto si metta il quartaloro !

(Ezio Spataro)

7 ottobre 2018

Sansone a Marineo



Giunsero alle porte del paese
i consulenti anargiri
che si gonfiavano i muscoli
ammazzando Filistei sotto le macerie


Potevano andare a caccia
di fiere e animali cornuti
potevano spostare a braccia
i basamenti del mausoleo ai caduti


Non sarebbero bastati i primi coglioni
che si presentavano a Marineo
serviva un esercito di Sansoni
un curriculum da ammazza-Filisteo


Nell'andirivieni di Piazza Inglima, la catarsi
traffici iniziarono a fluidificarsi
un eroe straniero si era erudito
per ridare ossigeno all'agorà di Vintugnito


Superata l'urbana impasse
apparvero le antiche carcasse
i ganci sanguinolenti
di chi aveva le dita per contare fino a venti


Si poteva andare al cimitero
come celebrazione di un nuovo mistero
immergersi in un full duplex di esistenze
in veicoli che andavano a oltranza


Per approntare il nuovo progetto
si attendeva il beneplacito di Rigoletto
non si sa se fu sconfitta la polvere sottile
qui servirebbe la consulenza di Sparafucile


Non si sa se costò poco o se fu caro
ma Sparafucile intanto disse "fermo o sparo"
che non si dubiti delle nostre esigenze
in questi tempi di anargire consulenze


(Ezio Spataro)