23 aprile 2013

Echi di parole



Avevo calcolato
parole violente
bombe di Hiroshima
che inquinano la terra
pensieri altezzosi
che soffocano il grano
scritture perverse
che si insinuano tra i papaveri

Scriverò col fuoco
segni primordiali
che umiliano le parole arroganti
sole nascente sul dorso di una lucertola
raggio sincero che illumina i campi

Parole che seguono gli insetti
i pollini sparsi nell'aria
le ali che battono veloci
gli echi di parole 
infranti sulle rocce

E seguirò il mio corso
come acqua che scende
da burroni montani
un corso incerto
verso l'oceano che mi annulla
verso la madre che
si riprende il figlio

(Ezio Spataro)


17 aprile 2013

L'uomo che muore ogni giorno



E alla sera
si raccolgono i pezzi
giorni frantumati per strada
schegge di vita
schizzate sui bordi dei marciapiedi

non crescono radici
in quelle vie di catrame
non c'è musica nell'aria
solo cuori che pompano
al ritmo della metro

vagoni affollati
di facce sconosciute
rumore che dipinge
la corazza del silenzio
un gocciolare di minuti spaccati
di ore racimolate

Corre un uomo
verso la sua fine quotidiana
verso le clessidre rovesciate 

non trova più
le cose che ha amato
le porte della sua dimora
la nobile forza di sognare

vetri infranti
porte divelte
entra chi vuole
nella casa derubata

gli sciacalli si fanno guerra
si contendono il bottino
dove sono i pezzi d'argento
i bei regali di nozze ?

Ha costudito tesori
dove ladri scassìnano
e ruggine divora

ricerca con affanno
una nuova dimora
dov'è immortale
tutto ciò che si può amare

un cuore nuovo
a ritmo naturale
un cuore di carne
che non diventi di catrame

(Ezio Spataro)

12 aprile 2013

Urla al cimitero



Stendo la mano sul sepolcro
sento il marmo gelido
sulle mia dita incredule

freddo di pietra
marmo cadaverico
sui polpastrelli

il vento increspa la mia innocenza
mi scova nudo nel sepolcro imbiancato
mi percuote di vergogna

In questo cimitero desolato
la terra non emana più calore
il vino non è più sangue della terra

le urla ovattate
non squarciano le nuvole
verso le pioggie incatenate.

Acque castigate
temporali repressi
cieli trattenuti nell'odio

straziatemi il cuore di fulmini
fatemi uscire il sangue
che rinnova la terra !

(Ezio Spataro)