28 luglio 2011

Il badge del consulente














Nel moderno mondo aziendale, il consulente è quella figura professionale esterna che viene ingaggiata da un'azienda per svolgere dei lavori a termine, che fanno parte di un progetto o di un servizio temporaneo. Il consulente, essendo un esterno, e quindi temporaneamente ospite, deve essere abiliatato a percorrere le varie aree aziendali tramite il badge, uno strumento a banda magnetica che permette di oltrepassare i varchi a tornello come quello illustrato in figura, ma anche porte, vetri a scorrimento e quant'altro... Non sempre le abilitazioni vanno a buon fine, e quando si verificano malfunzionamenti per il consulente inizia una vera e propria odissea. Solo quando tutto funziona a dovere il consulente è libero di scorazzare giulivo e liberarsi da una infausta prigionia.




Orgoglioso tra la gente
porto il badge del consulente 
striscio bene la sua banda
nel tornello dell'azienda

Mi fu dato in usufrutto
e ci vado dappertutto
è un magnifico strumento
dal magnetico elemento

I vantaggi sono tanti
ho la manica con l'asso
non c'è ostacolo davanti
che mi può sbarrare il passo 

Io cammino e quasi danzo
canto pure uno stornello
quando striscio in pausa pranzo
per passare dal tornello

Disinvolto e ancor sicuro
varcherei persino un muro
vado pur nel trascendente
col mio badge del consulente

Ogni volta che io beggio
è un delirio di potenza
quasi al punto che vaneggio
la magnetica presenza

Tutto piega al suo volere
porte e vetri a scorrimento
governati dal potere
del magnetico elemento

(Ezio Spataro)

22 luglio 2011

Sulle cime delle Orobie






Le Alpi Orobie (o, più semplicemente Orobie) sono una sottosezione delle Alpi e Prealpi Bergamasche. La vetta più alta è il Pizzo Coca che raggiunge i 3.052 m (s.l.m).
Sono limitate a nord dalla sponda meridionale della Valtellina inferiore che dal passo d'Aprica si spinge in direzione ovest sino all'insenatura di Piona, all'estremità settentrionale del lago di Como.



Salivamo sulle cime delle Orobie
tra le nebbie permanenti
che rinfrancano la mente

col bastone per appoggio
sulle slavine pietrose
dove l'acqua si fa strada

Salivamo col fiato spezzato
dal potere del creato
sui sentieri delle nubi

lassù dove il silenzio
regna su steli d'erba ondeggianti
tra le rocce della solitudine

Salivamo al ritmo dei passi
sui sentieri delle Orobie
dalle pietre millenarie

col bastone per compagno
che rinfranca i nostri passi
e ci guida in nuovi regni

dove le acque scorrono perenni
tra i rigagnoli rocciosi
degli imponenti massi

dove le capre brucano serene
e belano tra i venti
osservando i nostri passi

dove l'uomo è ospite inatteso
e il piede incerto tra le pietre
prosegue lento e affaticato.

Salivamo sui domini delle Orobie
dove scompaiono gli alberi e le foglie
e si alzano i sipari della pietra.

(Ezio Spataro)


20 luglio 2011

La mia forma d'onda





La mia forma d'onda
ha molteplici frequenze
che compongono lo spettro
di una vita di esperienze

Ci son frequenze basse
di grandi depressioni
ci son quelle più alte
stillanti di emozioni

della mia forma d'onda
misuro la potenza
rilevo qual'è il picco
di tutta la mia essenza

non sono Raffaello
non lo sarò in futuro
ci pensa il decibello
a dir quanto misuro

Rilevo i miei campioni
su istanti prefissati
rilevo informazioni
su spettri colorati

si posson riprodurre
si posson registrare
per poi farmi condurre
nell'onda elementare

(Ezio Spataro)

19 luglio 2011

Mino Orama

Dalle nostre parti, per esprimere uno stato d'animo o una semplice reazione usiamo delle espressioni nostre autoctone.
A Palermo e in tutto il suo circondario esiste un'espressione tipica per manifestare una reazione di totale indifferenza, di totale disinteresse, umiliante per chi ci ascolta. Quando non ce ne frega nulla di una determinata questione ci teniamo soprattutto a manifestare un alto grado di rilassamento, tale da indurci a pensieri di autoerotismo. E' qui che si introduce il nostro personaggio chiave: il soldato Mino Orama, che in gioventù fece il militare come soldato alpino. Il primo giorno doveva registrarsi nelle liste di reggimento , gli chiese pertanto il caporale: "mi dica il suo nome!" Rispose il soldato: "Mino Orama". Ribattè il caporale - "Mi dica in ordine prima il cognome e poi il nome!! Rispose il soldato: "Orama Mino"




Porta un nome sconveniente
di sicuro impertinente,
chi conobbe triste fama
più del grande Mino Orama?

Quando fece il militare
arruolato come alpino
lui rispose al caporale:
"io mi chiamo Orama Mino"

Gli rispose il superiore:
"insolente e reo soldato
tu commetti un grosso errore
col tuo spirito insensato!!"

Ma l'afflitto Mino Orama
disse allora essere un caso:
"mio voler nessun diffama
solo ho un nome un pò vastaso

fui beffato ancor piccino
dai compagni dell'estate
che a sentir Orama Mino
si fottean dalle risate"

Soffre Mino e più non vive
lui si sente un condannato
cerca invano nuove rive
verso un fiume inesplorato

dove lì possa annegare
quel suo nome impertinente
finchè arrivi giù nel mare
negli abissi verso il niente

Una voce ancor lo chiama
sulle strade della vita
non risponde Mino Orama
la cui vita è già finita.

Fece allor come Mattìa
il Pascal che un giorno fu
a seguir l'ignota via
che ridona a lui virtù.

(Ezio Spataro)

18 luglio 2011

Mino Mela


Mino Mela è quel ragazzo
dallo strano atteggiamento
che si dà senza imbarazzo
ad un buon trastullamento


Come tanti tipi umani
ha due forti e grosse mani,
ma di queste ne usa una
tutta li è la sua fortuna!

Era fermo nel viale
ora intento al suo vizietto
quando un pubblico ufficiale
chiese il nome ed il libretto



Disse allora l'ufficiale
ora incredulo ai suoi occhi:
"Quel che leggo è sì papale
 non son mica scarabocchi!!

 Non mi sembra d'esser vero
 è intestato al signor Mino
 ma leggendo per intero
 ne vien fuori "Mela Mino"!!!

 Quale anagrafe crudele
 registrò siffatto nome?

 Era meglio Raffaele
 per codesto suo cognome
!!

Mino Mela infastidito
prese in mano il documento
disse allora un pò avvilito:
"Lei disturba il mio momento!!"

Era immerso nel piacere
che sa dar la Federica,
quella mano buon amica

che asseconda il suo volere.

(Ezio Spataro)

11 luglio 2011

Ode al Rafting



















Il Rafting è una disciplina fluviale in cui un equipaggio di circa 8 persone scende le rapide di un fiume a bordo di un gommone. La tecnica utilizzata per orientare il gommone è quella di utilizzare la pagaia, cioè il remo, afferrandola per l'oliva, che sarebbe la punta del remo stesso. L'oliva va tenuta sempre col pugno e mai lasciata, perchè senza quell'impugnatura è molto facile perdere la pagaia, e quindi il controllo stesso del gommone. 




Trasportato da una misteriosa corrente
vivevo in una natura a me presente
e scosso fortemente dalle onde
lambivo del fiume le sue sponde

scendevo col gommone pensieroso
in un turbine di fiume vorticoso
vedevo cadere un rematore
arreso alla natura e al suo clamore

raccolto dalle acque fu salvato
quell'uomo tramazzato e spaventato
capì che la corrente non risale
ma scende in uno scorrere fatale

le rocce accarezzano il gommone
potente segue il ritmo delle onde
io remo contento e col fiatone
col sole che ancora si nasconde

e le nuvole esplodono di gocce
tra spumeggianti e fragorose rocce
non bagnano i corpi infradiciti
che al fiume ormai si son uniti

e reggo con forza la mia oliva
son pronto all'onda che mi arriva
e adesso che viene proprio il bello
incappo in un violento mulinello

schiaffeggiato dall'acqua in eruzione
mi aggrappo alla corda del gommone
e spero nei compagni rematori
in umili e modesti salvatori

gelato dagli spruzzi di quel fiume
percosso nelle spalle e nell'addome
le acque cosi fredde e immacolate
son tali nell'inverno e nell'estate

E' il fiume che parla il suo linguaggio
distante dall'uomo e il suo retaggio
e vive nel suo letto di pietrame
non dorme e non placa la sua fame.



(Ezio Spataro)

8 luglio 2011

iphone



Se tu parli con l'iPhone
mi risulti un po coglion
quando sfiori il touch screen
mi risulti un fighettin

Dici d'esser di sinistra
ma per me sei fuori pista
perchè ingrassi il capitale
della multinazionale

e l'industria che produce
tu la eleggi a grande duce
la tua mente non si accorge
dell'inganno che si sporge

fanno soldi con cazzate
e tu sempre le hai comprate
questo è il vento della moda
che ti mette ancora in coda

Nel moderno cellulare
son parecchie le funzioni
non hai il tempo di imparare
che già escon tre versioni

ma ora dai non disperare
che l'iPhone ti fa chiavare
valorizza il pistolino
anche quando è piccolino

la ragazza a te vicina
prende il phone tra le ditina
quando tocca il touch screen
ti si erge il pisellin

è un orgasmo di funzioni
un olimpo di estensioni
e si apre la visuale
verso un Dio Multimediale


ed è strano che il tuo Dio
è un tormento del tuo Io
che si ostina a ricercare
un moderno masturbare


(Ezio Spataro)

6 luglio 2011

A li bagni


E' Luglio in questa torrida e continentale Milano, e il mare si profila come un lontano vaneggiamento. Lontano dalle brezze marine, affiorano in me i ricordi di una Sicilia lontana nei tempi e negli spazi. Affiorano i ricordi di un'infanzia estiva trascorsa tra le note di Vamos a la Playa dei fratelli Righeira nei giovanissimi anni Ottanta. Bastava sentire queste note per sentirsi la salsedine addosso, per vedere gli ombrelloni all'orizzonte, e per sentire l'odore delle creme solari. Quando partivo per andare al mare  c'erano le mille raccomandazioni di mia nonna, la sua quasi medievale concezione del mare come natura avversa, come forza in eterno antagonismo con l'uomo, come realtà apocalittica e funesta che inghiotte tra le sue acque tumultuose qualunque creatura che osasse sfidarlo. Mi bastava ascoltare Vamos a la Playa per riacquistare fiducia in fratello mare, e riscoprire la gioia di un bel bagno. "A li bagni", come diceva mia nonna, c'era poco da stare allegri.


Dicìa sempri me nonna
quannu si va a li bagni
s'arresta radenti a la riva
picchì lu mari è funnutu!

Dicia ca nn'avianu murutu
genti chi s'avvinturava
e c'avia sprutu
agghiuttuta di lu mari

dicia sempri: vagnati li pedi
e nta la riva poi torna e ti va sedi
sinnò cu firnicia tu mi fa stari
ti raccumannu st'attentu cu lu mari

nun gniri a banni di petri lippusi
ca si sciddica e lu pedi po nciampari
tanti arristaru dda cunfusi
e nta la riva nun pottiru turnari

vagnati nfinu a li dinocchia
e li spaddi ti li vagni cu li manu
arresta nta li banni unni si tocca
picchì lu mari ha statu sempri stranu

cerca banni d'ummira cchiù frisca
unni la testa avi lu so riparu
picchì lu suli ti coci e un ti nn'adduni
e torni ca si peggiu d'un tizzuni

ricordati ca ci vonnu tri uri p'addiggiriri
nun pinzari di manciari e subitu spriri
picchì l'acqua chi ti mmita nta lu mari
la morti sicura ti facissi truvari


(Ezio Spataro)