21 gennaio 2020
Mandragora e Borragine
Salivo dal bivio di Bolognetta
confidente di quelle curve sinuose
che percorrevo da bambino,
sui bordi delle strade
ciuffi di mandragora e borragine
fanno pregustare un piatto vruduso
che proietta nell'aldilà
Non ho ancora gettato alle ortiche
il mio passato da chierico
spolveratore di vare,
voglio ancora credere in quel Dio
che muove le stelle verso le stalle
in questi tempi dove la cicoria di Erode
viene barattata con l'incenso dei magi,
ogni giorno alleno le ginocchia
a fare una scinnuta di la vara
e uscire da questa coltre di ardicula
Da Punta Raisi a Marineo
un accompagnatore anargiro
mi aiuta come Virgilio
a scendere negli abissi infernali
indicandomi venditori ambulanti
dalle anime avvelenate,
le tre fiere che i forestali
avevano liberato
sulla selva oscura di Ficuzza
Facciamo il giro lungo
per risalir le pendici del Busambra
ci tocca passare per quei gironi
delle diverse specie umane
che vivono nei bei paeselli
come quelle orde di forestali
centauri e centunisti
che in vita bruciarono il reddito
e adesso per contrappasso
vedono avvilupparsi l'ardicula
sui loro corpi
oh Farinata degli Uberti
che in vita tua conoscesti
impiegati a tempo perso
ed impiegati più esperti
e ancor mi chiedi
chi fur li maggior tui
ricordami tu chi ero
e cosa un tempo fui
affinchè nell'attuale dabbenaggine
io possa discernere
la mandragora dalla borraggine
Oh Cavalcante dei Cavalcanti
che in vita tua
mettesti le mani avanti
aiutami a non far la fine del Benanti
che da imitatore di Pier delle Vigne
fini per raccogliere
dall'albero le cadute pigne
chè a servir l'imperatore
è cosa che non dura
ancor meno che ingerir
l'errata verzura
(Ezio Spataro)
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