1 giugno 2012

L'uccellino di Fifì


















Erano gli anni ottanta, precisamente il mese di settembre del 1987, quando i miei zii mi portarono in una vacanza di Marinesi nell'isola di Vulcano, forse c'erano anche alcuni francesi gemellati, se non ricordo male. C'era tutta la cricca dei miei zii, tutte le persone notabili del paese, quelli che contavano insomma, quelli che amministravano, quelli che organizzavano sempre schiticchi ovunque. Io ero un ragazzino timido e complessato, me ne stavo in disparte e stentavo a socializzare, osservavo come un alieno il comportamento degli altri e incameravo tutte le impressioni nella mia mente di ragazzino dodicenne. Tutti si divertivano in piscina, al ristorante in quelle serate allegre e scanzonate, poi come ciliegina nella torta c'era quella sagoma di Fifì Scariano che cantava sempre la stessa canzone a doppio senso, una canzoncina che divenne il tormentone di quella vacanza a Vulcano. La canzoncina era resa ancora più viva ed espressiva dalla voce di Fifì, dai suoi occhi allusivi; la sua voce magnetica ci cantava di come l'uccellino si andasse posando nelle parti più impensabili. Ed io dal basso dei miei dodici anni non riuscivo a comprendere come un uccellino potesse far ridere tutte quelle persone affermate e in carriera, che occupavano i posti notabili del paese. Era l'uccellino della comare ! Tutta l'attenzione era calamitata da Fifì che con dovizia di particolari raccontava dell'uccellino che si era posato sopra il boschetto, e guarda caso era lì che era andato a volare l'uccellino della comare, dopodichè partiva il coro di schiamazzi e risate. 
Quell'anno i miei genitori, che non erano mai stati in vacanza dall'anno delle loro nozze, mi incitarono a partire con gli zii, per farmi divertire, e per me fu un vero divertimento scoprire come un semplice uccellino potesse regalare momenti di spensieratezza e allegria a gente così rispettabile. E pensare che io dopo un bel po di tempo li avrei superati, scrivendo poesie sul tema della minchia e sulle cacate bucoliche. Ancora oggi il mio sguardo segue il volo di quell'uccellino e chissà dopo 25 anni dove andrà a posare l'uccellino della comare.


Tra canzuni e divirtuti
tra piscini e risturanti
tutti ddà s'avianu unciuti
marinisi e gemellanti

l'acidduzzu chi vulava
unn'egghè si ia pusannu
sempri allegru chi cantava
ogni tantu facìa dannu

Canta si Fifì Scarianu
e dd'aceddu ancora vola
comu aceddu d'un cristianu
cerca ciuri di scagghiola

vola allegru e beddu tisu
iddu sempri si fa amari
quannu dintra è beddu misu
è cuntenta la cumari

pizzulìa ca pari un picchiu
senza fallu un ci po stari
va circannu ancora sticchiu
l'acidduzzu a la cumari

iu nnuccenti a dudici anni
stannu mmenzu a virdi canni
m'attintava stu chiffari
chi ci vinni a la cumari

(Ezio Spataro)