5 novembre 2015

In memoria di Concetta Sileci
















Caduti nel profondo
invochiamo
con un filo di voce
funi pietose
una riconciliazione con il mondo
un miracolo di vangelo
scendere
da un buco di cielo
nelle profondità dolorose

Una lapide almeno
la memoria di ciò che siamo
poichè non siamo da meno
ne viviamo come bruti
ma seguiamo virtute
come pargoli con le voci
disperate e poi mute

Perdita di ogni canoscenza
in queste buie 
cavità di indifferenza
una vita
che a spiegarla
fatica ogni scienza

Urla dal pozzo
eco che si propaga
dalla Balata fino al Cozzo
uno sbattere di pugni
un continuo tunc tunc
ma qua in fondo
è come l'urlo di Munch

Paese sgomento
ardua interpretazione di un momento
decisione disperata
congetturata
poi dimenticata
una sorte rotolata
come balata staccata dalla rocca
che a qualcuno sempre tocca
anche se cade una sola volta

Si sentono storie
nelle piazze che celebrano memorie
si organizza il teatrino
si riflette sulla sorte
su Concetta Sileci
quando la morte
è lontana come la sera alle dieci
e qui è ancora mattino

Si dibatte sul cuore
della nostra natura
quando rasenta 
quella dello struzzo
che non giova
nasconder la testa
dentro a un pozzo
quando si puo guardare il cielo
per un ampio pezzo

(Ezio Spataro)