14 novembre 2018
Pasolini a Casteldaccia
Tra campi alluvionati
il figlio della Milicia
raccoglie i gigli fangosi
di un orgoglio abusivo
Della tav, della tap,
del muos o della nato
lui bellamente se ne fotte
il paladino dell'immobile sanato
si alza le mura di notte e notte
Beccato a impastare cemento
nelle contrade di Casteldaccia
si rincorre lui colpevole
lui illuso dell'eterna bonaccia
Ora quel suo pragmatismo edile
straripa in un'arena che non c'è
in un gilettismo da dito puntato
che fa eco al torrente esondato
Ma non c'è onta ne offesa
o caduta di immagine
per questa terra di manciatura
che si gloria della sua cultura
Alto-borghesi della Palermo Orlandiana
un pò Rotary Club un pò pacchiana
sempre, notte e giorno
promossero la cultura della pasta afforno
Senza furia e senza epos
quegli Orlandi biliosi
allestirono i cantieri culturali
nella capitale mondiale dell'Amat
quando ad aspettare l'autobussu
ci andava veramente di lussu
perchè nella città dove non si corre
si poteva confutare il tutto scorre
nulla scorre ma tutto si asciuga
nulla si lecca se non è sarda o acciuga
il fango tra Palermo e Casteldaccia
si asciugherà col ritorno della bonaccia
E cosa dire di Cefala Diana o Monreale
di impiegati beccati al bar Centrale
non bastano alluvioni o temporali
a spaventare gli impiegati comunali
pur avendo un lavoro chiederanno la luna
e nelle slot tenteranno maggior fortuna
andranno a prendere i figli a scuola
e che dire...sarà tutto fango che cola
(Ezio Spataro)
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